𝐂𝐨𝐬𝐚 𝐬𝐢𝐠𝐧𝐢𝐟𝐢𝐜𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐮𝐧 𝐚𝐭𝐥𝐞𝐭𝐚 𝐚𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐮𝐧𝐚 𝐦𝐞𝐧𝐭𝐚𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐯𝐢𝐧𝐜𝐞𝐧𝐭𝐞?
Uno dei più grandi giocatori della NBA è stato Kobe Bryant, diventato famoso per la sua Mamba Mentality, proprio come il serpente velenoso che non lascia scampo alle sue prede, anche Kobe, non lasciava spazio ai suoi avversari durante le sue partite di basket.La sfida era affrontare i duri duelli con i suoi avversari con meticoloso impegno e strategia dai quali uscirne vincitori. Per questo motivo gli è stato attribuito questo appellativo di mamba mentality, che diventerà un concetto necessario del pensiero dello sportivo, che non molla mai, che vuole a tutti i costi raggiungere la vittoria. Se andiamo ad analizzare la sua carriera possiamo evidenziare alcuni concetti come: Lo studio dei fondamentali: Ogni sport ha le sue regole e tecniche che vanno applicate nel modo più meticoloso possibile. Strutturare fin da subito la giusta e corretta esecuzione del gesto motorio che sarà alla base di tutte le sfide, senza la quale potremmo affidarci solamente al caso o alla fortuna, o sperare in un errore dell’avversario. Passione: Quando si ha una forte tendenza per qualcosa, in questo caso lo sport prescelto. E’ bello ed entusiasmante e lo si fa nel pieno divertimento, certi, che anche qualche vittoria e soddisfazione personale porti ad avere più motivazione per raggiungere risultati sempre maggiori. Ossessione: Forse è il momento più importante per un atleta, perché deve trovare la soluzione per vincere, e questo richiede appunto un cambio di mentalità, la “mamba mentality”. Non basta più il solito allenamento, ma si entra nelle specificità per migliorare sia fisicamente sia mentalmente. E’ proprio qui che entrano in gioco l’intuizione, il metodo e la strategia. La combinazione dei diversi elementi amalgamati tra di loro formano un atleta completo, che accetta il sacrificio per raggiungere la vittoria.La differenza che fa la differenza. Di seguito la poesia scritta a fine carriera dal mitico Kobe. “Cara pallacanestro,sin dal momento in cui ho cominciato ad arrotolare i calzettoni di mio papà e a immaginare tiri decisivi per la vittoria al Great Western Forum, mi è subito stata chiara una cosa: mi ero innamorato di te. Un amore così grande che ti ho dato tutto me stesso, dalla mia mente, al mio corpo, al mio spirito e alla mia anima.Nelle vesti di un bambino di 6 anni innamorato non ho mai visto la luce in fondo al tunnel. Mi vedevo soltanto correre al di fuori. E così ho corso. Ho corso su e giù per ogni campo, rincorrendo ogni pallone per te. Mi hai chiesto il massimo sforzo, io ti ho dato il mio cuore.Ho giocato quando ero stanco e dolorante, non perché fossero state le sfide a chiamarmi, ma perché TU mi hai chiamato. Ho fatto qualsiasi cosa per TE, perché questo è ciò che fanno le persone quando qualcuno le fa sentire vive come hai fatto tu con me.Hai dato a un bimbo di 6 anni il sogno di essere un giocatore dei Lakers e ti amerò sempre per questo. Ma non posso amarti in maniera ossessiva per molto tempo ancora. Questa stagione è tutto quel che mi rimane da darti. Il mio cuore può reggere il peso, la mia mente pure, ma il mio corpo sa che è giunto il momento di salutarci.Ma va bene così. Sono pronto a lasciarti andare. Volevo che tu lo sapessi, cosicché potremo assaporare meglio ogni momento che ci rimarrà da gustare assieme. Le cose belle e quelle meno belle. Ci siamo dati l’un l’altra tutto quello che avevamo.Ed entrambi sappiamo che, qualsiasi cosa io farò, sarà sempre quel bambino con i calzettoni, il cestino della spazzatura nell’angolo, e 5 secondi ancora sul cronometro, palla in mano. 5… 4… 3… 2… 1.Ti amerò sempre.Kobe”. Articolo a cura del Dott. Max Parolin
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